Il Vangelo della Domenica
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Breve riflessione di Padre Ernesto DellaCorte: la "Domenica di Cristo Re":
Il Crocifisso di Luca non sta in silenzio, ma parla: alle folle, al Padre, al ladrone pentito. La prima parola di Gesù è stata per le donne, invitandole alla conversione. La seconda parola è per i suoi crocifissori: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (23,34). Gesù non solo perdona, ma scusa. Non muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando. Il perdono non è certo solo rivolto ai romani, ma anche agli ebrei, a tutti. Questa misericordia di Gesù non sorprenda il lettore. Tutta la passione secondo Luca è infatti attraversata dalla misericordia: il gesto di Gesù che guarisce l’orecchio del servo del sommo sacerdote, lo sguardo a Pietro che lo rinnega, la parola del perdono ai crocifissori.
Morire perdonando è un tratto del martire cristiano. Luca lo ricorderà negli Atti degli Apostoli, raccontando il martirio si Stefano (7,60). Gesù sulla croce, però, non è solo la figura del martire che perdona, ma la figura dell’amore di Dio per l’uomo, non semplicemente dell’amore dell’uomo per Dio.
Ai piedi della croce ci sono il popolo, i capi dei giudei e i soldati. Ma l’attenzione non è mai distolta dal Crocifisso: a lui si guarda e di lui si parla, in questione è sempre la sua identità. Il popolo sta immobile a guardare, un guardare interessato, partecipe (theorein), non semplicemente curioso o indifferente. I capi e i soldati lo schernivano ripetutamente. I verbi usati sono di derisione per la sua pretesa messianica e il suo considerarsi amato da Dio con amore di predilezione (l’eletto). I soldati, invece, canzonano per la sua pretesa regalità. Collocato in questo punto preciso, anche il cartello con l’iscrizione della condanna sembra enfatizzare lo scherno.
Così sulla croce Gesù è raggiunto per l’ultima volta dalla tentazione, che però non è più Satana, ma dei capi, dei soldati, e subito dopo anche del malfattore crocifisso con lui: se sei l’eletto di Dio, perché non ti aiuta? Il suo silenzio non è la prova del tuo errore? Il fallimento della strada dell’amore che hai percorso non è il segno che la via di Dio è un’altra? Ma a queste domande il Crocifisso non risponde. Il silenzio di Dio è il segno di un altro modo di farsi presente e di parlare.
Luca prosegue raccontando una dopo l’altra le reazioni dei due malfattori “appesi” con lui. Le due figure sono radicalmente contrapposte. Il primo malfattore è probabilmente un indomabile zelota, che anche nella morte resta fedele alla sua scelta di ribellarsi al dominio straniero per instaurare il regno di Dio. Per lui un Messia che muore in croce e non salva se stesso, né quelli che hanno lottato per la sua causa, rappresenta uno sconfitto. Diversamente dal primo, il secondo malfattore confessa senza attenuanti la propria colpa, riconosce l’innocenza di Gesù e si affida a lui. Accogliendolo prontamente, Gesù compie nella sua morte ciò che ha fatto lungo tutta la vita: accogliere i peccatori (15,2). E mostra, al tempo stesso, che la sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati e dal malfattore ostinato.
Si noti la solennità della promessa di Gesù (“in verità”) e la sua sicurezza (“ti dico”). Qui Gesù non prega, non chiede a Dio, ma garantisce una vita di comunione con lui (“sarai con me”) e subito (“oggi”).